Il colore secondo Kikki Ghezzi – Intervista agli invitati del Pct 2018
Il colore è luce, è energia, è emozioni e sentimenti. Quando dipingo sono in non-local consciousness, vado oltre, ed è come se scendessi nel profondo di me stessa, e lì poi esplodesse il colore, che si trasforma in luce.
Il colore è trasformazione di ricordi e di memorie, che da personali diventano universali. Per esempio, “La 24 ore: Court of Memory” contiene fotogravures di tracce lasciate da oggetti sulle pareti della mia casa d’infanzia. La rappresentazione dei miei ricordi avviene attraverso la ripetizione della stessa immagine in molteplici gradazioni di luce, ciascuna connessa ad uno stato d’animo particolare. Il colore muta con l’evolversi nel tempo dei ricordi stessi. Questa trasformazione è presente anche nei miei quadri, descritti come un accumularsi di segni, che marcano il trascorrere del tempo, in cui la risoluzione giunge come un abbraccio.
Tu viaggi molto. La luce è molto diversa nei vari luoghi, trasforma la percezione della realtà, ti predispone ad uno stato d’animo, a un modo di vedere le cose. Nei tuoi viaggi hai avuto modo di percepire quando questa energia intrinseca del colore sia condivisa, nonostante le differenze di percezione, culturali e spirituali?
Oltre che in Italia e New York, lavoro spesso in Irlanda e sull’isola di Skye in Scozia . Sono molto attirata da questi luoghi mistici. Il substrato su cui poggia l’Irlanda è composto da quarzo rosa. In Scozia, invece, c’è un’ energia cristallina; la luce della Scozia è misteriosa, il tempo cambia in continuazione e quindi anche il paesaggio stesso muta.
In Italia, ho radici profonde legate alla mia terra. Infine, New York ha una luce bellissima, lo diceva anche Matisse, e poi possiede un’energia che ti da tanta voglia di fare. È un logo di contrasti, spesso duro, dove l’energia più che dalla terra è data dalla gente che ci vive.
Le tue opere sono molto immediate. Siamo forse un po’ ossessionati dalla ricerca del significato, di un messaggio da decodificare, invece guardando le tue opere mi colpisce l’immediatezza. Il tuo lavoro sembra voler decantare un’energia e metterla a disposizione degli altri più che lasciare un messaggio.
Per me è importante essere nello spazio del non sapere, uno spazio che la nostra mente ritiene scomodo, ma che non è, se si è nel cuore. E’ lo spazio dove ti si apre tutto. Se non cerchi di spiegare tutto con la testa, il significato lo senti in modo più vero e profondo. Quello a cui aspiro è essere presente mentre lavoro con tutta me stessa: spirito, mente e corpo.
I tuoi colori sono spesso utilizzati puri.
Sì, non mischio mai i colori sulla tavolozza, bensì direttamente sulla tela. E’ lì che succede tutto.
Quando ti ritieni soddisfatta dell’opera, quando la ritieni finita?
Me lo dice l’opera stessa. Provo una sensazione allo stomaco. È come se parte di me fosse un osservatore esterno, che si ascolta mentre lavora.
Parliamo dell’opera “Luce” che presenti al Premio Città di Treviglio
“Luce” è un libro che ho realizzato in parte a New York e in parte in Italia, in Svizzera e in Irlanda.
Nel 2016, durante una residenza al Guggenheim Museum di New York, facilitai una meditazione di gruppo davanti a un quadro di Cezanne. Dopo la meditazione molti percepirono la luce della natura morta più luminosa, perché la loro luce interiore era più viva: quello che percepivano come “altro” in realtà’ era la loro luce riflessa.
Da lì nacque il lavoro “Luce”.
Per la realizzazione mi ispirai alla tecnica di rilegatura copta del VII secolo d. c., lasciando sciolte le pagine in lino dei 12 quadri e creando una copertina in cuoio con due fasce lunghe due metri, che avvolgono il libro. La meditazione sulla luce/colore inizia con lo svolgersi delle fasce, i cui colori richiamano quelli dei quadri raccolti all’interno. I colori utilizzati per dipingere le 12 tele corrispondono ai 12 raggi divini. Dipinsi le 12 tele in Irlanda e una volta ultimate, condussi una meditazione di gruppo e invitai ciascun membro a dare un titolo ai quadri. Raccolsi, poi, tutti i titoli, per creare l’indice poetico di “Luce”. Le fasce colorate sono tessute a mano con un motivo a quadratini, che rinvia al formato quadrato dei quadri. Il quadrato rappresenta il mondo della ragione, che il colore sorpassa, raggiungendo la “quinta dimensione”.
